Shiva, nella sua versione di Nataraja – il danzatore cosmico che danza la Tandava- simboleggia:
- i cicli cosmici di creazione e distruzione;
- il ritmo quotidiano di nascita e morte, alla base dell’esistenza;
- il ciclico battito del cuore;
- la danza di Shiva simboleggia quindi il ritmo eterno di vita e di morte, che continua in cicli infiniti, nel microcosmo Uomo come nel macrocosmo Universo.
Nella notte di Brahman, la natura è inerte e non può danzare fino a che Shiva non vuole: egli si risveglia dall’estasi, e danzando (la Tandava nella notte di Brahman) trasmette alla materia inerte onde impregnate dal pulsare sonoro, che la risvegliano; ed ecco, anche la materia danza e forma come un’aureola che ruota attorno a lui. La sua danza permette il dispiegarsi dei multiformi fenomeni della materia. Quando il tempo è compiuto, ancora la danza di Shiva distrugge tutte le forme, i nomi, i processi e, con il fuoco, riporta nuova pace. Questa è poesia, e tuttavia anche scienza.
Il testo è contenuto nel Linga Purana (uno dei più importanti tra i diciotto Purāṇa maggiori, testi religiosi hindū). Lo conosciamo anche grazie a Ananda Coomaraswamy: storico dell’arte dello Sri Lanka. Considerato uno dei principali studiosi dell’arte indiana e dei rapporti tra la civiltà simbolica orientale e quella occidentale. In oltre mille scritti, pubblicati tra il 1904 e il 1947, ha indagato svariati aspetti legati al pensiero, ai riti, alla simbologia, facendo sempre ricorso a una straordinaria erudizione, fondata sull’accurata analisi filologica dei testi e delle opere artistiche.
Nella mitologia induista Shiva esegue la danza Tandava alla fine di ogni era, per distruggere l’Universo; per gli shivaiti, che riconoscono in Shiva il supremo essere, Egli crea e preserva anche il successivo mondo. La danza Tandava di Shiva ha una natura violenta, distruttiva: ecco perché nelle rappresentazioni del sud dell’India i ballerini compiono movimenti rapidi e vigorosi, variabili a seconda delle innumerevoli sotto-tipologie previste. Nel Tantrismo kashmiro la rappresentazione della danza Tandava ha, invece, natura più mistica ed introspettiva, perdendo quasi completamente i connotati di performance eseguita dai ballerini classici.
Shiva, danzando la Tandava
- genera e crea la vita;
- tiene in moto il mondo e la vita stessa;
- tiene caldo il cuore degli esseri umani, attraverso il suo fuoco sacro della sua energia;
- distrugge l’ignoranza per alleviare la sofferenza (in queste tradizioni si ritiene che la sofferenza degli esseri umani sia legata a una ignoranza rispetto alla loro vera natura e alle illusioni create dal cosiddetto Velo di Maya)
- arriva alla fine dei tempi per disintegrare col fuoco ciò che è vecchio, che ha compiuto il suo ciclo e non serve più, insegnando il non-attaccamento e il lasciare andare in questa grande danza che è la vita;
- costruisce il nuovo sulle ceneri del vecchio: insegna a trattenere nel nuovo ciclo il solo frutto delle esperienze passate, lasciando andare invece ricorsi e sofferenze rispetto a ciò che non è più.
Shiva è, al contempo, il Dio della vita e il Dio della morte o, meglio, di quella vita che deriva dalla morte: una nuova creazione, attraverso la distruzione della precedente.
Attraverso la Tandava, Shiva attua la creazione, distruzione, ricostruzione dell’Universo. Morte e vita si alimentano l’un l’altra e sono costantemente in perfetto equilibrio.
Shiva balla contemporaneamente al centro dell’Universo e nello spazio sacro del Cuore di ogni essere umano. La sua Tandava significa letteralmente “battito cardiaco“: è la scossa ritmica di ogni battito del cuore, che sostituisce il precedente. Vita nuova che nasce dalla fine, il segreto stesso della vita.
Il Video della Tandava
Nel video puoi apprendere correttamente i gesti della danza, le mudra delle mani, l’intonazione del mantra. Ricordati di sbattere per tre volte i piedi al termine: in questo modo simuli il potere di distruzione; puoi immaginare di calpestare il vecchio che appartiene al tuo mondo e alla tua vita, che ha compiuto il suo ciclo ed ora non ti serve più e che desideri lasciare andare. Ricominciando il ciclo successivo, goditi il gioco e la tua capacità di creazione, immaginandoti il mondo e la vita nuova che desideri per te. Puoi compiere quanti cicli vuoi e ti consiglio di usare un numero simbolico: per esempio, 3, 7, 8, 12, 108 o suoi sottomultipli.
Il mantra da abbinare alla Tandava
Om Shiva Shankara – Hare Hare Ganga – Om Namo Shivaya – Om Shiva Namah Om
Nella mitologia induista, ogni divinità ha più “Avatar” (o “incarnazioni”) e numerosi “aspetti”, attraverso i quali manifesta la sua energia e si fa conoscere nel nostro mondo. Quindi, in questo mantra che accompagna la danza Tandava, si invocano e onorano alcuni avatar e aspetti del Dio Shiva. Shankara e Ganga sono, quindi, due “personificazioni” del Dio Shiva.
- La tradizione riconosce in Shankara un’incarnazione (avatar) del Signore Shiva stesso. Mistico e monaco, Guru, filosofo, compositore, teologo, riformatore, è una figura poliedrica, indefinibile e importantissima per l’induismo. Il suo nome significa “Colui che compie il Bene”, il “Benevolo”. Per saperne di più clicca qui.
- Ganga, fa riferimento a Shiva come “Il portatore del fiume Gange”: si narra, infatti, che le acque di questo fiume derivino direttamente dalla dea Ganga (sorella di Parvati e considerata anch’essa sposa di Shiva); ma, affinché la forza e l’energia di questa Dea vengano attutite per essere sopportate ed adeguate agli uomini, il suo flusso scende prima con grande forza d’amore sulla testa del Dio, dividendosi in 7 canali: 3 affluenti a ovest, 3 a est e il Gange nel centro; dopo essere state accolte dalla testa e dai capelli di Shiva, le acque del Gange divengono ancora più preziose e possano lavare via tutte le impurità, inclusi i peccati passati.
OM è la sillaba sacra, il suono originale che puoi trovare come prefisso nella quasi totalità dei mantra induisti. Queste due lettere riescono a potenziare gli effetti benefici del mantra e funzionano come una invocazione. L’incipit del mantra potrebbe, quindi, essere tradotto come: “Lode a Te, Shiva, nella personificazione del Maestro Shankara“.
Hare è l’energia di Dio che viene risvegliata nella forma femminile: “Oh, energia del Signore portatore del fiume Gange“.
Namo (lo trovi anche come “Namah”) nella lingua sanscrita significa “abbandonarsi” oppure “arrendersi”. L’atteggiamento della persona che recita è quello di inchinarsi alla divinità. Shivaya è una modalità per rifersi a Shiva. Le ultime due frasi sono due modalità, rafforzative, per descrivere la stessa cosa. Possibile traduzione: “Lode a te, Oh Shiva, possa abbandonarmi tra le tue braccia, arrendermi alla tua energia“.
L’immagine di Shiva come Nataraja è indelebilmente ricamata nell’immaginazione indiana. Quante diverse danze di Shiva sono note ai Suoi adoratori. Non posso dire. Senza dubbio l’idea alla base di tutte queste danze è più o meno la stessa, manifestazione di energia ritmica primordiale. Qualunque sia l’origine della danza di Shiva, divenne nel tempo l’immagine più chiara dell’attività di Dio di cui ogni arte o religione può vantarsi.
Ananda Coomaraswamy – “Nataraja”
La statua di Nataraja al CERN di Ginevra
Nel 2004, al CERN di Ginevra (centro europeo di ricerca nucleare), è stata svelata una statua di 2 metri di Shiva Nataraja, danzatore cosmico. Simbolo dell’incontro tra antico e moderno, tra religione e scienza.
Una speciale targa accanto alla statua di Shiva spiega il significato della metafora della danza cosmica di Shiva con le citazioni di Capra.
Centinaia di anni fa, artisti indiani hanno creato immagini visive di Shiva danzante in una bellissima serie di bronzi. Nel nostro tempo, i fisici hanno impiegato la più avanzata tecnologia per ritrarre i modelli della danza cosmica.
La metafora della danza cosmica unisce così la mitologia antica, l’arte religiosa e la fisica moderna.